Introduzione a LEONARDI BIGOLLI PISANI
Liber Abbaci, edidit E. Giusti adiuvante P. d'Alessandro,
Firenze: Olschki, 2020
Della vita di Leonardo Pisano ben poco si sa, e le notizie di cui
disponiamo, tratte per lo più
dai suoi scritti, sono a volte contraddittorie e di difficile
interpretazione.
A parte le testimonianze che troviamo nelle sue stesse opere,
conosciamo al momento solo due documenti contemporanei, ambedue più
volte citati. Il primo
è
un rogito del notaio Bonafidanza, datato 28 agosto 1226, nel quale
Leonardo compare come acquirente di un terreno con torre e casa per
conto di suo fratello Bonaccingo:
Ex hoc publico instrumento omnibus sit manifestum quod Bartholomeus
quondam Alberti Bonacii vendidit et tradidit Leonardo Bigollo
quondam Guilielmi, procuratori et certo nuntio Bonaccinghi germani
sui quondam suprascripti Guilielmi, ut apparet in sceda
procurationis rogata a Pagano notario quondam Malagalliae, et a me
Bonafidanza notario visa et lecta; ... duodecimam partem integram
pro indiviso unius petii terre cum turri et sala, et omni hedificio
et pertinentia sua; quod totum petium est positum Pisis Foriporte in
cappella Sancti Petri ad Vincula ...
Da questo documento emergono due fatti importanti. Il primo
è
relativo al nome del padre: Guglielmo e non Bonaccio come si era
creduto in precedenza. Il secondo riguarda l'appellativo di
“
bigollo
”
con il quale Leonardo
è
spesso indicato, un termine dal significato incerto e che ha fatto
molto discutere, ma dal quale pare esclusa ogni colorazione
spregiativa. Il termine era già
caduto in disuso nel Cinquecento, e il Vocabolario della Crusca non
ne fa menzione; lo troviamo però
in un sonetto di Cecco Angiolieri con un significato corrispondente
grosso modo a quello della moderna trottola:
Qualunque giorno non veggio'l mio amore,
la notte come serpe mi travollo,
e s
ì
mi giro, che paio un bigollo:
tanta
è
la pena che sente il mio core.
Il secondo documento, anch'esso notissimo, anche se di data incerta
permette di fissare un
terminus post quem per la data di
morte del Pisano, dato che
è
l'ultimo documento a esso relativo. Si tratta di una delibera con la
quale il Comune di Pisa assegna a Leonardo una pensione annua per i
suoi meriti passati e per i servigi che renderà
alla comunità
:
Considerantes nostre civitatis et civium honorem atque profectum,
qui eis tam per doctrinam quam per sedula obsequia discreti et
sapientis viri magistri Leonardi Bigolli in abbacandis
estimationibus et rationibus civitatis eiusque officialium et aliis,
quoties expedit, conferuntur, ut eidem Leonardo, merito dilectionis
et gratie atque scientie sue prerogativa, in recompensationem
laboris sui quem sustinet in audiendis et consolidandis
estimationibus et rationibus supradictis, a comuni et camerariis
publicis, de comuni et pro comuni, mercede sive salario suo, annis
singulis libre XX denariorum et amisceria consueta dari debeant
ipseque pisano comuni et eius officialibus in abbacatione de cetero
more solito servat, presenti constitutione firmamus.
La delibera si trova nel
“
Constitutum pisanum legis et usus
”
, ed
è
inserita tra le aggiunte del 1241 al volume del 1233. Il documento
non
è
datato, e quindi può
essere relativo a uno qualsiasi degli anni compresi tra queste due
date.
I due documenti sono concordi nel
cognomen Bigollo da
affiancare al nome Leonardo, eventualmente precisando
quondam
Guilielmi, e così
dobbiamo pensare venisse chiamato dai suoi concittadini. Di questo
troviamo conferma in alcuni manoscritti del
Liber Abbaci e
della
Pratica Geometrie, come ad esempio:
Explicit Liber Arismetricie Leonardi bigholli de Pisis,
Incipit Pratica Geometrie composita a Leonardo Bigollosie filio
Bonacii Pisano in anno Mo CCo XXI.
Più
avanti, caduto in disuso il termine bigollo, Leonardo verrà
costantemente indicato come
“
Pisano
”
, sia nei manoscritti che nelle opere a stampa. Alcuni esempi saranno
sufficienti:
Cristofano di Gherardo di Dino: Qui incomincia la pratica della
Geometria di Mo Lunardo Pisano
Pier Maria Calandri: Nel presente capitolo dobbiamo scrivere certi
chasi d'indivinare, e' quali sono absoluti per amicitia et forza di
numeri, come mostra Lionardo Pisano nell'opera sua
Luca Pacioli: e de nostri moderni Leonardo pisano
Rafael Bombelli: Scrisse poi doppo questo (ma ci fu grande
intervallo di tempo) Leonardo Pisano in idioma latino
Muzio Oddi: Lionardo Pisano, che ne i tempi molto più
bassi scrisse assai accuratamente di questa materia
Bernardino Baldi: Leonardo, che dalla Patria fu detto Pisano, fu
grandissimo Geometra & Aritmetico.
Nessuna di queste fonti menziona il nome Fibonacci con cui Leonardo
è
oggi conosciuto. Per questo bisognerà
aspettare il primo Settecento, quando un gruppo di eruditi riscoprono
delle opere del Pisano e ne diffondono la notizia.
Nel catalogo
manoscritto della Biblioteca Magliabechiana, redatto tra il 1737 e il
1747 da Giovanni Targioni Tozzetti, bibliotecario dal 1739, e ora
custodito presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,
troviamo la seguente nota:
Leonardi Pisani de filiis Bonaccii
(Fibonaccii) Practica Geometriae composita anno MCCXX.
Non si conosce la data esatta di questa scrittura, ma già
nel 1742 Domenico Maria Manni inseriva nella sua
Istoria del
Decamerone una notizia relativa al
Liber Abbaci:
Nella Libreria Magliabechiana vi ha un'Opera fattami cortesemente
osservare dalla gentilezza di cui va quella distribuendo con
bell'ordine, e con immensa applicazione facendone gl'Indici,
vi ha un'Opera, dissi, in cartapecora a penna Autore Leonardo
Fibonacci Pisano, composta, dic'egli stesso, l'anno 1202 ed emendata
da se l'anno 1220.
Poco più
avanti la scrittura di Targioni Tozzetti veniva ripresa da Francesco
Antonio Zaccaria nel primo volume dei suoi
Excursus:
Cod. XXIII. Leonardi Pisani de filiis Bonacci (fibonacii) Practica
Geometriae composita anno MCCXX.
Dopo queste prime apparizioni il
cognomen Fibonacci divenne
sempre più
popolare,
e si affermò
definitivamente quando Edouard Lucas chiamò
numeri di Fibonacci la successione numerica derivante dal
problema dei conigli trattato nel
Liber Abbaci.
Degno di nota
è
il fatto che Baldassarre Boncompagni, ben noto per la sua acribia,
abbia sempre usato l'appellativo Leonardo Pisano.
Al termine di questo breve
excursus sull'origine del nome
Fibonacci, devo menzionare il fatto che a quanto pare esso si
troverebbe nei
Ricordi di Ser Perizolo,
databili
all'inizio del Cinquecento. Qui troviamo
Lionardo Fibonacci fuo nostro concive, e vivette nelli anni 1203.
Vidde tutto el mondo; tornoe a Pisa, e recò
i numeri arabichi e l'arimetica, e ne compose un libro che in questo
tempo, dello anno 1506 Pisano, nello tempo scrivo, tiene la famiglia
delli Gualandi, e vi sono expressi li numeri fino al decimo, quale
composto forma la decina, et insegna contare el ...
Sull'autenticità
del nome Fibonacci
è
lecito più
di un dubbio. Infatti come ci dice nella prefazione l'editore
Francesco Bonaini, i
Ricordi sono stati pubblicati sulla
base non del codice originale, che già
allora era andato perduto, ma a partire da una copia che di esso
aveva fatto nel 1751 Agostino Santelli, trascritta da Giuseppe
Vivoli.
Non
è
quindi escluso, e anzi
è
probabile, che sulla scorta del Targioni Tozzetti e del Manni, il
Santelli (o più
tardi il Vivoli) abbia inserito il nome Fibonacci, anche allo scopo
di renderne più
agevole l'identificazione. In ogni caso, non sembra plausibile che i
Ricordi di Ser Perizolo abbiano avuto una diffusione tale da
influenzare l'attribuzione a Leonardo del
cognomen
Fibonacci.
- 1Il rogito è stato pubblicato da G. Milanesi, Documento
inedito e sconosciuto intorno a Lionardo Fibonacci. Giornale
Arcadico, 198 (1867), pp. 81-88.
- 2Cecco Angiolieri, a cura di M. Marti, in Poeti
giocosi del tempo di Dante, Milano, Rizzoli, 1956, p. 163. Si
veda comunque S.
Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana,
Torino, UTET 1966-2002, vol. II, p. 228.
- 3F.
Bonaini, Memoria unica sincrona di Leonardo Fibonacci,
novamente scoperta, Giornale Storico degli Archivi Toscani, I
(1858), pp. 238-246.
- 4Biblioteca Comunale di Siena, L.IV.20,
c. 224v.
- 5Biblioteca Nazionale Centrale Firenze,
II.III.22, c. 2r.
- 6Leonardo Fibonacci, La Pratica
di Geometria volgarizzata da Cristofano di Gherardo di Dino, a
cura e con introduzione di G.
Arrighi. Pisa, Domus Galilaeana, 1966, p. 23.
- 7Pier Maria Calandri, Tractato
d'abbacho, a cura e con introduzione di G. Arrighi. Pisa, Domus
Galilaeana, 1974, p. 138.
- 8Summa de Arithmetica,
Geometria, Proportioni & Proportionalità
. Venezia, Paganino de' Paganini, 1494, c. 4v.
- 9L'Algebra parte maggiore
dell'Arimetica. Bologna, Rossi, 1572, c. d2v.
- 10Dello Squadro. Milano,
Fobella, 1625, p. 52. Vedi anche p. 49 e 63.
- 11Cronica de matematici overo
Epitome delle vite loro. Urbino, Monticelli, 1707, pp. 88-89.
- 12Vedi L. Pepe, La
riscoperta di Leonardo Pisano, in E. Giusti (ed.) Un
ponte sul Mediterraneo. Leonardo Pisano, la scienza araba e la
rinascita della matematica in Occidente, Firenze, Polistampa,
2002, pp. 161-175.
- 13Cioè Giovanni Targioni Tozzetti.
- 14Istoria del Decamerone di
Giovanni Boccaccio, Firenze, 1742, p. 511.
- 15Francisci Antonii Zachariae
Societatis Jesu Excursus Litterarii per Italiam. Vol. 1, Venetiis
MDCCLIV ex Remondiniano Typographio, p. 232.
- 16Per la fortuna del nome Fibonacci tra
Settecento e Ottocento vedi B.
Boncompagni, Della vita e delle opere di Leonardo Pisano,
matematico del secolo decimoterzo. Atti dell'Accademia Pontificia
dei Nuovi Lincei V (1852) pp. 7-12.
- 17Liber Abbaci, (12.996-1000).
Con (A.b) indico il testo (b) del capitolo A della presente
edizione. Per le altre opere di Leonardo Pisano faccio riferimento
all'edizione Boncompagni (Scritti di Leonardo Pisano
matematico del secolo decimoterzo, pubblicati da Baldassarre
Boncompagni. Vol. II, Tipografia delle Scienze Matematiche e
Fisiche, Roma 1862).
- 18Ricordi di me Sere Perizolo da
Pisa, Notaro Imperiale, raccolti en Livorno l'anno 1496 Pisano,
allora sendo stato col Missere Andrea Galletti, Dottore di Leggi,
al Governo per pochi mesi; e posti con altri anteriori e
posteriori Ricordi, Archivio Storico Italiano, Tomo VI, Parte
seconda, Firenze, Viesseux, 1845, pp. 386-396.
- 19Ivi, p. 388. Il manoscritto
Gualandi, certamente una copia del Liber Abbaci, non è
stato identificato e probabilmente è perduto.
- 20Archivio Storico Italiano, Tomo VI,
Parte prima, Firenze, Viesseux, 1844, p. XXVII.