Introduzione a LEONARDI BIGOLLI PISANI Liber Abbaci, edidit E. Giusti adiuvante P. d'Alessandro, Firenze: Olschki, 2020

12. Criteri editoriali.

Nel preparare la presente edizione ho escluso i manoscritti troppo frammentari (cioè H, J, O, Q e W) o che contengono solo gli ultimi due capitoli (C, D, E, K). Inoltre ho escluso dall'apparato i codices descripti B, N, P e R, quest'ultimo dal capitolo 12 in poi.

Il codice H merita una discussione a parte. Comeè stato più volte osservato,[1] si tratta di un codice che mostra un considerevole numero di lacune e di errori di trascrizione, che rendono la sua lettura estremamente frammentata e che appesantirebbero considerevolmente un apparato già piuttosto cospicuo. D'altra parte esso consente a volte di correggere errori dei rimanenti codici e di chiarire alcune frasi di dubbia interpretazione.

Per questo motivo, anche se non ho incluso le sue varianti nell'apparato, ho sempre tenuto presente il testo tradito da H in tutte le situazioni in cui gli altri codici lasciavano qualche dubbio.

In conclusione, l'edizioneè stata condotta sui manoscritti A, F, G, R, S e V per i capitoli 1-11; A, F, G, S e V per il capitolo 12; e A, F, G, L, S e V per i capitoli 13-15. Di tutti gli altri codici, di cui non mi sono servito per stabilire il testo, mi sono per ò avvalso per completare e correggere, quando possibile, i passi mancanti o difettosi. In due occasioni nel capitolo 14 ho corretto il testo usando l'edizione Boncompagni della Practica Geometriae,[2] che ho indicato con Prac. Geom.

L'ortografia delle paroleè estremamente variabile, non solo tra un codice e un altro, ma anche all'interno dello stesso codice e a volte della stessa frase. Per non sovraccaricare l'apparato, ho scelto di non segnalare queste varianti. In un'appendice ho comunque riportato tutte le varianti ortografiche incontrate. Diversamente mi sono comportato riguardo a sinonimi o termini intercambiabili, come ad esempio virga-virgula, nihil-nil-nichil o sicut-sicuti. Qui ho scelto di volta in volta il termine che appariva nella maggioranza dei manoscritti, segnalando in apparato le altre lezioni.

Un atteggiamento simile ho tenuto riguardo alla grammatica e alla sintassi, che si presentano in forma piuttosto magmatica anche all'interno dello stesso manoscritto. Anche in questo caso la sceltaè stata determinata dalla frequenza delle occorrenze, riportando sempre le varianti in apparato.

Ciò detto, varrà la pena di segnalare alcune peculiarità del latino di Leonardo.

La preposizione in regge indifferentemente l'accusativo o l'ablativo (ad es. (5.148) multiplicata in prescriptum divisorem numerum e (5.150) multiplicata in divisori numero). In genere ho evitato di correggere, tranne che nel caso di usque in. Nella maggior parte dei casi, usque in è seguito da un numero o da un'unit à di misura in forma abbreviata (usque in l., usque in biz., ecc.); quando la parola che segue è scritta per esteso, per lo pi ù è in accusativo e solo raramente in ablativo. Nello sciogliere le abbreviazioni ho dunque scelto l'accusativo, e di conseguenza ho corretto tutte le occorrenze della forma usque in + ablativo.

Leonardo usa indifferentemente, anche nell'ambito della stessa frase, l'imperativo, il futuro e il congiuntivo ottativo (vedi ad es. (12.251) Quare multiplicabis \({1 \over 8}\) de 24, scilicet 3, per \({1 \over 4} 13\) et divide summam per 17 o (10.25) Pone 0 super 269 que sunt sub virgula posita sub lucro, et retineas 1, quod adde ...). Quando tutti i manoscritti concordano, ho scelto di non intervenire.

Sono anche usate indifferentemente la seconda e la terza persona dei verbi, come ad esempio in (12.279): ut habeat \({1 \over 6}\) totius summe eorum multiplicabis 27 per 28.

I numeri sono usualmente di genere neutro plurale, con le ovvie eccezioni di 0 e 1 che sono al singolare. Di tanto in tanto per ò Leonardo usa il maschile. Poich é questo è comune nel capitolo 12 di L, che ho dimostrato essere una versione precedente dello stesso, è possibile che l'uso del maschile sia un residuo della precedente stesura. In generale ho corretto il genere, usando sempre il neutro. In rari casi ho invece lasciato il maschile (ad es. (11.160) fac societatem de \({2 \over 5} 6\) et de \({3 \over 5}\), qui faciunt 7 ) dato che si pu ò supporre che dopo qui sia sottinteso numeri.

Al contrario le frazioni sono al femminile: \({1 \over 4}\) = quarta, \({2 \over 5}\) = duae quintae, con l'eccezione di \({1 \over 2}\), che pu ò essere sia femminile (medietas) che neutro (dimidium, ma di tanto in tanto anche femminile: dimidia).

Ho poi introdotto la punteggiatura praticamente inesistente e la differenza tra u e v e ho ripristinato la differenza tra c e t, senza ulteriore segnalazione. N é ho segnalato spazi omessi tra le parole o aggiunti all'interno di una parola, come pure la cancellatura di un solo carattere, a meno che non si trattasse di un numero o di una lettera che indica un punto di una figura geometrica o una quantit à algebrica. Gli interventi di una seconda mano sono riportati solo quando riguardano il testo, trascurando invece commenti o note marginali.

Nel Liber Abbaci sono presenti numerosi diagrammi marginali contenenti calcoli o figure geometriche, e alcune tabelle numeriche nel testo. Nell'apparato ho assegnato ai diagrammi marginali il numero del testo a cui si riferiscono, seguito dalla lettera m. Cos ì ad esempio il diagramma che si riferisce al testo (122) è indicato con (122m). Questi diagrammi sono trattati in apparato con le stesse regole del testo; solo non menziono l'aggiunta o l'omissione di unit à di misura quali unc., l., biz. e simili. Per evitare fraintendimenti ho distinto tra libra (peso, l.) e libra (moneta,   £).

Per il resto ho sciolto tutte le abbreviazioni, sia quelle lessicali che quelle matematiche, in particolare quelle del tipo \({am \over 4}\) (quartam) e \(2 \text{ }\text{ } e \over 3 \text{ }\text{ } 9\) (due tertie none). Per quanto riguarda le frazioni, ho lasciato in simboli quelle indicanti un valore numerico, mentre ho reso a parole quelle indicanti un ordinale, come \({1 \over 4}\) pars (quarta pars). Come ricordato dallo stesso Leonardo, le frazioni, sia quelle usuali che le graduali, devono essere scritte “ dopo ” i numeri interi,[3] come in \({1 \over 3}   5\). Non ho menzionato i rari casi, per lo pi ù in V, nei quali l'ordine risulta invertito.

Per quanto riguarda la matematica, ho controllato tutti i calcoli e ho corretto gli errori tutte le volte che questo era possibile senza intervenire sul testo. Nei rari casi in cui l'errore era inemendabile senza pesanti interventi testuali, ho lasciato inalterato il testo segnalando l'errore (e quando possibile il risultato esatto) nelle Note al testo. Nel caso delle frazioni graduali, che molto spesso sono scritte senza spazi tra i vari numeri o con spazi talmente piccoli che risulta difficile stabilire se ci siano o meno, mi sono limitato a riportare la scrittura corretta segnalando in apparato solo la presenza di eventuali discrepanze nei valori numerici.

In tutti i manoscritti i segmenti e i punti geometrici sono indicati con lettere minuscole separate da punti: ad esempio .a.b. denota il segmento di estremi a e b. Per facilitare la lettura ho preferito usare lettere maiuscole corsive, scrivendo ad esempio CD invece di .c.d.

Infine [   ] denota uno spazio lasciato dal copista e | un cambio di riga.

Di norma non ho segnalato in apparato:
  1. errori corretti dallo stesso copista (i. e. correzioni o cancellazioni di parole o parti di parole).
  2. varianti particolari di uno o due dei codici α o di uno dei codici φ.
  3. correzioni o aggiunte (congetturali) di una seconda mano in uno dei codici α o φ.
Tutte queste varianti sono raccolte in un'appendice alla fine del volume.
  • 1F. A. Zaccaria, Excursus Litterarii per Italiam. Vol. I, p. 232; G. Grimaldi, Memorie istoriche di più uomini illustri pisani , Pisa, Prosperi, 1790, p. 169; G. Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa. Firenze, Stamperia Granducale, 1768, vol. II, p. 68.
  • 2Scritti di Leonardo Pisano, Volume II. Non c'è bisogno di dire che ho controllato l'edizione Boncompagni sui manoscritti esistenti della Pratica Geometrie.
  • 3Ricordiamo che Leonardo legge i numeri da destra verso sinistra.

Liber Abbaci

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