Introduzione a LEONARDI BIGOLLI PISANI Liber Abbaci, edidit E. Giusti adiuvante P. d'Alessandro, Firenze: Olschki, 2020

4. Il Liber Abbaci.

Fin dall'inizio del XIX secolo, e pi ù ancora dopo la pubblicazione da parte di Baldassarre Boncompagni, il Liber Abbaci è stato oggetto di un gran numero di commenti e di analisi, che sarebbe impossibile registrare individualmente. Tra tutti, si erge per la sua completezza il saggio di Heinz L ü neburg;[1] anche utili sono i saggi editi in occasione dell'ottavo centenario della sua pubblicazione,[2] e per un'introduzione alla vita e alle opere di Leonardo Pisano il volume curato da Pier Daniele Napolitani.[3]

Rinviando il lettore a questi lavori, in particolare al libro di L ü neburg per una descrizione dettagliata, mi limiter ò qui a brevi cenni.

Il Liber Abbaci si divide in quindici capitoli, raggruppati intorno a quattro aree tematiche. La prima parte, che include i capitoli 1-7, è dedicata alla scrittura posizionale dei numeri e alle regole delle operazioni aritmetiche. Segue una seconda parte, dall'ottavo all'undicesimo capitolo, che tratta di vari problemi relativi al commercio. Il dodicesimo capitolo è dedicato a un'ampia gamma di problemi miscellanei, che possiamo classificare come matematica ricreativa, anche se alcuni di essi hanno un innegabile contenuto teorico. Infine i capitoli dal tredicesimo al quindicesimo contengono la parte pi ù avanzata del volume: la doppia falsa posizione, il calcolo delle radici quadrate e cubiche e le operazioni relative, l'algebra.

Veniamo ora al contenuto dei singoli capitoli. Il primo è un'introduzione alle cifre indo-arabe, in particolare alla scrittura e alla lettura dei numeri. Bench é non lo dica esplicitamente, Leonardo ha chiaro che il vantaggio della notazione posizionale rispetto ad altre forme di registrazione dei numeri, in particolare ai numeri romani, consiste nella possibilit à di scrivere e leggere numeri arbitrariamente grandi. Da notare che, conformemente all'uso arabo, Leonardo numera le posizioni delle cifre da destra verso sinistra: la prima cifra di un numero è quella delle unit à , la seconda delle decine e cos ì via. Viene poi la cosiddetta “ indigitazione ” , cio è la registrazione dei numeri da 1 a 9999 sulle due mani: le unit à e le decine nella mano sinistra, le centinaia e le migliaia nella destra. Il capitolo termina con le tavole di addizione e di moltiplicazione.

I tre capitoli che seguono trattano dell'aritmetica degli interi: pi ù precisamente il secondo capitolo è dedicato alla moltiplicazione, il terzo all'addizione e il quarto alla sottrazione. Da notare che la moltiplicazione precede l'addizione. Questo fatto pu ò sembrare strano al lettore moderno, ma probabilmente dipende dalla particolare tecnica di moltiplicazione, nella quale le addizioni necessarie vengono fatte direttamente nel corso del calcolo, e non alla fine come si usa oggi. Ad esempio, per moltiplicare 12 per 23, Leonardo moltiplica 2 per 3, che fa 6; poi 1 per 3 e 2 per 2, che fanno 7, e infine 1 per 2, che d à il risultato 276. Naturalmente le cose si complicano quando si devono moltiplicare numeri di pi ù cifre (e Leonardo arriva fino a numeri di otto cifre ciascuno); in questo caso il numero dei prodotti parziali da sommare mentalmente aumenta rapidamente e i calcoli diventano pi ù lunghi e verbosi, anche se un certo aiuto viene dalla simmetria:
et primam per octavam et primam per octavam et secundam per septimam et secundam per septimam, scilicet eas que sunt secus primam et octavam, et tertiam per sextam et tertiam per sextam, eo quod sunt secus secundas et septimas, et quartam per quintam, et quartam per quintam, ideo quia sunt secus tertias et sextas, et ponat.[4]
Solo alla fine del capitolo troviamo una moltiplicazione a “ quadrilatero ” , che a parte la disposizione grafica differente è essenzialmente simile alla tecnica moderna.

Della somma e della sottrazione c' è poco da dire, tranne che alla fine del terzo capitolo troviamo un cenno, il solo dell'intera opera, alla tenuta dei libri contabili. Di tutte queste operazioni Leonardo insegna come fare la prova, per il momento limitandosi alla prova del nove, ma che in seguito estender à considerando i residui modulo 7, 11 e 13.

Il quinto capitolo tratta della divisione degli interi, cosa che richiede in via preliminare l'introduzione delle frazioni. Oltre alle frazioni “ standard ” del tipo \({a \over b}\), Leonardo introduce frazioni “ graduali ” [5] (fractiones in gradibus), cio è con vari numeri al numeratore e altrettanti al denominatore. Queste frazioni, particolarmente utili per registrare successivi sottomultipli di una data quantit à , rimarranno in uso fino alla seconda met à del diciottesimo secolo.[6]

I due capitoli che seguono trattano dell'aritmetica delle frazioni e dei numeri misti, cio è composti di un intero e di una o pi ù frazioni: il sesto riguarda la moltiplicazione e il settimo le altre operazioni. Da notare che in Leonardo, e ancora fino a non molto tempo fa, due numeri scritti uno accanto all'altro senza un'indicazione di operazione dovevano essere sommati; ad esempio, \({2 \over 5}   {1 \over 3}   5\) significa \(5 + {1 \over 3} + {2 \over 5}\). Nel settimo capitolo è inserito anche un problema che risale alla pi ù remota antichit à : la decomposizione di una frazione \({m \over n}\) nella somma di frazioni con numeratore   1. Il caso con \(m = 2\) e \(n < 102\) si trova gi à nel papiro Rhind; Leonardo tratta sistematicamente il caso generale elaborando una serie di strategie a seconda delle relazioni tra \(m\) e \(n\).

I quattro capitoli che seguono, dall'ottavo all'undicesimo, sono dedicati alle operazioni commerciali: acquisti e vendite (capitolo   8), baratti (capitolo   9), compagnie (capitolo   10) e fusione delle monete (capitolo   11).

Il dodicesimo capitolo, di gran lunga il pi ù esteso del Liber Abbaci, e che da solo occupa circa un terzo dell'intera opera, contiene questioni miscellanee che possiamo classificare coma matematica ricreativa, anche se non mancano problemi e metodi di carattere indubbiamente teorico, come la regola della falsa posizione, che Leonardo chiama “ regola degli alberi ” (regula arborum) perch é è usata all'inizio per risolvere vari problemi relativi all'altezza di alberi. In questo capitolo troviamo il famoso problema dei conigli, insieme all'altro ben noto problema della duplicazione della scacchiera e a quello della somma di una progressione di ragione 7, simile a quello che si trova ancora una volta nel papiro Rhind. In ogni caso, anche quando i problemi sembrano tratti dalla vita quotidiana, come l'acquisto di cavalli o la vendita di mele, siamo sempre piuttosto lontani da questioni di carattere pratico.

Gli ultimi tre capitoli riguardano la matematica avanzata. Il tredicesimo tratta il metodo della doppia falsa posizione o elchataym, che Leonardo padroneggia con indubbio virtuosismo. Il quattordicesimo è dedicato all'estrazione di radici quadrate e cubiche, e all'aritmetica dei binomi, essenzialmente lungo le linee del decimo libro degli Elementi di Euclide. Infine l'ultimo capitolo, dopo una prima parte riservata alla ricerca di numeri in varie proporzioni, e dopo un breve trattato di geometria, è dedicato per la maggior parte all'algebra.
  • 1Leonardi Pisani Liber Abbaci oder Lesevergnügen eines Matematikers. 2 Auflage, Wissenschaftsverlag, Mannheim, 1993.
  • 2R. Franci, Il Liber Abaci di Leonardo Fibonacci 1202-2002. Boll. Unione Matematica Italiana, S. 8 Vol.  5-A (2002), pp. 293-328; E. Giusti, Matematica e commercio nel Liber Abaci, in E. Giusti (ed.) Un ponte sul Mediterraneo, pp. 59-120.
  • 3Fibonacci. La rinascita della matematica in Occidente. Grandangolo Scienza, Corriere della Sera, Milano 2016.
  • 4Liber Abbaci, (2.83).
  • 5A volte queste frazioni sono chiamate “frazioni continue ascendenti”; comunque preferisco restare aderente alla terminologia di Leonardo. Nei successivi trattati italiani di aritmetica vengono chiamate “rotti in filza”.
  • 6Vedi ad es. Giuseppe Antonio Alberti, Trattato di Aritmetica pratica, Venezia, Recurti 1752, vol. I, pp. 181-183 e Girolamo Pietro Cortinovis, Abbaco ovvero Pratica generale dell'Aritmetica, Venezia, Bassaglia 1759, pp. 109-110.

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