Introduzione a LEONARDI BIGOLLI PISANI
Liber Abbaci, edidit E. Giusti adiuvante P. d'Alessandro,
Firenze: Olschki, 2020
Possiamo invece ritenere ben fondata la datazione del 1202
per la prima stesura del
Liber Abbaci. Da questa si pu
ò
congetturare la data di nascita di Leonardo, che viene usualmente
fissata tra il 1170 e il 1180. Contro una data troppo vicina al
secondo termine sta come si
è
detto la composizione del
Liber Abbaci nel 1202; contro il
retrocedere della stessa verso o addirittura prima del 1170 gioca il
fatto che ‒ come risulta dalla delibera del Comune di Pisa-
Fibonacci era attivo almeno nel 1233,
e probabilmente pi
ù
tardi.
Sempre nel
Liber Abbaci troviamo i notissimi riferimenti
all'apprendistato di Leonardo:
Cum genitor meus a patria publicus scriba in duana Bugee pro Pisanis
mercatoribus constitutus preesset, me in pueritia mea ad se venire
faciens, inspecta utilitate et commoditate futura, ibi me studio
abbaci per aliquot dies stare voluit et doceri. Ubi ex mirabili
magisterio in arte per novem figuras Indorum introductus, scientia
artis in tantum mihi pre ceteris placuit, et intellexi ad illam,
quod quicquid studebatur ex ea apud Egyptum, Syriam, Greciam,
Siciliam et Provinciam cum suis variis modis, ad que loca
negotiationis postea peragravi, per multum studium et disputationis
didici conflictum.
Che si sia trattato di qualche giorno, possiamo dubitare. Quello che
è
certo,
è
che il patrimonio di conoscenze che poi verr
à
travasato nel
Liber Abbaci e nelle altre opere del Pisano si
accumula durante un lungo periodo di viaggi in tutto il Mediterraneo,
dal Medio Oriente alla Provenza, dalla Sicilia a Costantinopoli.
Un evento centrale nella vita di Leonardo fu l'incontro con Federico
II e la corte imperiale. Con ogni probabilit
à
esso avvenne nel luglio 1226, in occasione di un soggiorno a Pisa
dell'imperatore. Sembra infatti da escludere che Federico abbia
visitato Pisa in una data anteriore,
in particolare nel
corso del suo viaggio a Roma, dove fu incoronato nel 1220, dato che
quest'ultimo viaggio avvenne per la via Romea, ben lontano dalla
costa tirrenica. A Federico e ai notabili della sua corte, con
un'unica parziale eccezione, Fibonacci dedicher
à
tutte le sue opere.
Prima di quella data, nel 1220 o nel 1221,
Fibonacci aveva
pubblicato la
Pratica Geometrie, che aveva dedicato a un non
meglio identificato Maestro Domenico.
L'incontro con
Domenico, avvenuto certamente prima del 1220, potrebbe aver avuto
luogo in Sicilia, nel corso di uno dei viaggi di cui Leonardo parla
nel prologo del
Liber Abbaci. In Sicilia avr
à
avuto modo di conoscere la traduzione degli
Elementi di
Euclide fatta direttamente dal greco nell'ambito della corte normanna
di Guglielmo I, che poi utilizzer
à
nelle sue opere.
Lo stesso Domenico appare nella dedica a Federico del
Liber
Quadratorum, nelle vesti di colui che introduce Leonardo alla
presenza dell'imperatore:
Cum magister Dominicus pedibus celsitudinis vestre, princeps
gloriosissime domine Federice, me Pisis duceret presentandum,
occurrens magister Johannes Panormitanus, questionem mihi proposuit
infrascriptam, non minus ad geometriam quam ad numerum pertinentem;
ut invenirem numerum quadratum, cui quinque additis vel diminutis,
semper inde quadratus numerus oriretur. Super cuius questionis
solutione a me iam inventa considerans, vidi quod habebat originem
solutio ipsa ex multis que quadratis et inter quadratos numeros
accidunt. Nuper autem cum relationibus Pisis positis, et aliorum
reddeuntium ab imperiali curia, intellexerim quod dignatur vestra
sublimitas maiestas legere super librum quem composui de numero, et
quod placet vobis audire aliquotiens subtilitates ad geometriam et
numerum contingentes; rememorans in vestra curia et a vestro
phylosopho suprascriptam mihi propositam questionem, ab ea sumpsi
materiam, et opus incepi ad vestrum honorem condere infrascriptum,
quod vocari librum volui quadratorum.
Abbiamo qui un primo problema di datazione,
perch
é
il
Liber Quadratorum, di cui l'unico manoscritto pervenutoci
porta la data di composizione 1225, narra di un avvenimento svoltosi
nel 1226. Questo fatto ha portato alcuni studiosi a congetturare una
data precedente per l'incontro del Pisano con l'imperatore, senza
peraltro alcun documento che supporti questa tesi. D'altra parte nel
Liber Abbaci ci sono almeno due riferimenti al
Liber
Quadratorum:
(§ 12.13)
Probavi enim geometrice que hic sunt dicta de collectionibus
quadratorum in libro quem de quadratis composui.
(§ 15.162)
Nam unde hee inventiones procedunt, geometrice demonstrata sunt in
libello quem de quadratis composui.
In mancanza di ulteriori informazioni, pur senza azzardare una data
precisa per la composizione dei due trattati, possiamo senz'altro
ipotizzare che il
Liber Quadratorum preceda la seconda
stesura del
Liber Abbaci.
Simili problemi di datazione presenta l'altra opera di Leonardo, il
Flos.
L'opera
è
certamente una compilazione di scritti precedenti e di altri composti
per l'occasione, come risulta chiaro dalla dedica al cardinale
Ranieri Capocci da Viterbo:
Intellecto beate pater et domine venerande R. Dei gratia Sancte
Marie in Cosmidin diac. Cardinalis dignissime quod meorum operum
copiam non preceptive saltem, quod vos magis decebat, sed
simpliciter petere fuistis per litteras ... non solum parere voto
vestro sattegi devotius in hac parte, verum etiam de quarundam
solutionibus questionum a quibusdam philosophis serenissimi domini
mei Caesaris, et aliis per tempora mihi oppositarum, et plurium que
subtilius quam in libro maiori de numero, quem composui, sunt
solute, ac de multis, quas ipsemet adinveni, ex diffusa quidem
multitudine compilans hunc libellum ad laudem et gloriam nominis
vestri compositum florem ideo volui titulari, quia ...
Subito dopo questa dedica al Cardinale, Leonardo inserisce scritti
composti per Federico, al quale nel preambolo ricorda di nuovo
l'incontro pisano e la conseguente genesi del
Liber
Quadratorum:
Cum coram maiestate vestra, gloriosissime princeps Frederice,
magister Iohannes Panormitanus, phylosophus vester, Pisis mecum
multa de numeris contulisset, inter que duas questiones que non
minus ad geometriam quam ad numerum pertinent, proposuit. Quarum
prima fuit ut inveniretur quadratus numerus aliquis, cui addito vel
diminuto quinario numero, egrediatur quadratus numerus .... Et cum
diutius cogitassem unde oriebatur predicte questionis solutio,
inveni ipsam habere originem ex multis accidentibus que accidunt
quadratis numeris, et inter quadratos numeros: quare hinc sumens
materiam, libellum incepi componere ad vestre maiestatis
celsitudinis gloriam; quem libellum quadratorum intitulavi, in quo
continebuntur rationes et probationes, geometrice solutiones
questiones predicte et multarum aliarum questionum solutiones quem
habere poterit vestra immensitas, si celsitudine vestre placuerit.
Sempre dal
Flos apprendiamo che in quella occasione Giovanni
da Palermo non si limit
ò
al problema descritto nel
Liber Quadratorum, ma ne propose
anche altri:
Altera vero questio a predicto magistro Iohanne proposita fuit, ut
inveniretur quidam cubus numerus, qui cum suis duobus quadratis et
decem radicibus in unum collectis essent viginti.
Di questo secondo problema, che forse Giovanni da Palermo aveva
tratto dalle opere di al-KhayyÄm,
Leonardo trova
una soluzione approssimata, dopo aver fatto vedere che nessuno degli
irrazionali quadratici descritti nel decimo libro degli
Elementi
di Euclide poteva essere la soluzione esatta. Un terzo problema,
sempre proposto da Giovanni da Palermo, non era nuovo a Leonardo,
come prova la sua presenza nella prima versione del
Liber
Abbaci e nelle opere di AbÅ« KÄmil,
da cui
probabilmente Leonardo lo aveva tratto insieme a un numero
considerevole di altre questioni:
Tres homines habebant pecuniam comunem, de qua medietas erat primi,
tertia secundi, sexta quoque pars tertii hominis. Et cum eam in
tutiori loco habere voluissent, ex ea unusquisque cepit fortuitu; et
cum totam ad tutiorem locum deportassent, primus ex hoc quod cepit
posuit in comune medietatem, secundus tertiam, tertius sextam. Et
cum ex hoc quod in commune positum fuit inter se equaliter
divisissent, suam unusquisque habuit portionem. Queritur quanta fuit
illa pecunia, et quot unusquisque ex ea cepit. Hec itaque questio,
domine serenissime imperator, in palatio vestro Pisis coram vestra
maiestate a magistro Iohanne Panormitano mihi fuit proposita. Super
cuius questionis solutionem cogitans, tres modos in solvendo ipsam
inveni, quos in libro vestro quem de numero composui patenter
inserui.
Nonostante non sia dedicato a Federico, e quindi a rigore non
dovrebbe essere chiamato
vestro, il libro
de numero
è
sicuramente il
Liber Abbaci, dove effettivamente troviamo le
tre soluzioni al problema in questione.
Dalla dedica a Federico II, con l'inconsueta mistura di passato e
futuro nel descrivere il
Liber Quadratorum (incepi,
intitulavi ‒ continebuntur, poterit) sembrerebbe di poter
dedurre che questa opera fosse ancora in via di elaborazione
all'epoca della stesura del
Flos, mentre il cenno al
Liber
Abbaci farebbe considerare quest'ultimo gi
à
terminato. Questo creerebbe una contraddizione con quanto abbiamo
detto sopra, cio
è
che il
Liber Quadratorum precede la seconda stesura del
Liber
Abbaci.
Forse un modo per uscirne
è
di ricordare che il
Flos non
è
un'opera unitaria, ma una silloge di testi elaborati in tempi diversi
e raccolti per l'occasione. Bisogna quindi supporre che la dedica a
Federico e il problema che la segue nel
Flos (trovare un
quadrato tale che aggiungendovi o togliendovi 5 il risultato
è
ancora un quadrato) precedano il
Liber Quadratorum, mentre
il terzo problema del
Flos, in cui si menziona il
Liber
Abbaci, segua quest'ultimo.
Sulle date di composizione dei vari trattati nulla si pu
ò
dire di certo. Quanto al
Flos, certamente posteriore al
Liber
Abbaci, si pu
ò
solo congetturare che esso sia stato composto non dopo il 1235, data
in cui i rapporti tra Ranieri e Federico sembrano aver cominciato a
guastarsi; sicuramente non dopo il 1239 quando il Cardinale fu
l'ispiratore della scomunica e delle violentissime invettive papali
contro l'imperatore.
Un minimo di diplomazia avrebbe suggerito a
Leonardo di non mandare al Cardinale degli scritti dedicati a
Federico e a membri della sua corte.
Probabilmente negli stessi anni o in quelli immediatamente successivi
è
da situare la stesura dell'
Epistola ad magistrum Theodorum,
quello stesso Teodoro che propone un problema alla fine del
Liber
Quadratorum, sempre che l'
Epistola si debba considerare
come un'opera a s
é
stante e non come pare probabile una parte del
Flos. Infatti
anche nell'
Epistola troviamo riferimenti al
Liber
Abbaci; un primo all'inizio:
Assiduis rogaminibus et postulationibus a quodam mihi amicissimo
invitatus, ut modum sibi componerem solvendi subscriptas avium et
similium questiones; quia ipse tamquam noviter in hoc magisterio
educatus, fortiora pabula in libro meo numeri apposita pavescebat,
lac sibi, velut noviter genito filio, suavitatis preparans, ut
robustius effectus capere valeat artiora, presentem sibi modum
inveni, per quem non solum similes questiones solvuntur, verum et
omnes diversitates consolaminum monetarum. Et quia ipsum in illa
scientia prestantiorem et utilem elegi, vobis, reverende pater
domine Theodore, imperialis aule summe phylosophe, mictendum
decrevi, ut ipso perlecto, que utilia sunt, vestre celsitudinis
probitas, resecatis superfluis, reconservet.
e un secondo alla fine:
Et si unde talis inventio procedat habere volueritis, vobis illud,
tanquam domino venerando mittere procurabo. Solvuntur etiam similes
questiones aliter, ut in libro meo denominato vestra sapientia
poterit invenire.
In conclusione, a parte la prima stesura del
Liber Abbaci e
la
Pratica Geometrie, per cui le date riportate sui
manoscritti (1202 e 1220-21) sono da ritenere attendibili, per le
altre opere
è
difficile allo stato attuale stabilire delle date certe di
composizione. Al pi
ù
si pu
ò
tentare una cronologia relativa scorporando tra loro le varie parti
del
Flos, e precisamente:
- Flos: Primo problema di Giovanni da Palermo,
- Liber Quadratorum,
- Seconda stesura del Liber Abbaci,
- Flos: terzo problema di Giovanni da Palermo,
- Composizione del Flos ed Epistola ad
magistrum Theodorum.
Quanto alle altre parti del
Flos, esse non contengono
riferimenti che possano permettere di situarle con sicurezza in una
serie cronologica, anche se sono propenso a credere che l'ordine in
cui sono poste nel
Flos corrisponda all'ordine temporale di
composizione.
In ogni caso, quello compreso tra il 1220 e il 1235 fu un periodo di
grande attivit
à
scientifica per Leonardo: pubblica la
Pratica Geometrie,
rivede il
Liber Abaci e compone il
Liber
Quadratorum e il
Flos; praticamente tutte le sue opere
conosciute.
Oltre a queste, abbiamo notizia di altri scritti, di cui per
ò
non ci
è
giunta traccia se non attraverso rimandi contenuti nelle opere di
Leonardo. Tra queste un
Liber minoris guise, probabilmente
una versione abbreviata e semplificata della prima parte del
Liber
Abaci, che Leonardo menziona nel capitolo 11 del suo trattato:
Est enim alius modus consolandi, quem in libro minoris guise
docuimus
e un
Commento al X libro degli Elementi di Euclide, la cui
esistenza si deduce da un passo del
Flos:
super hoc meditando putavi huius questionis solutionem egredi ex his
que continentur in decimo libro Euclidis; et ob hoc super ipso
decimo Euclidis accuratius studui, ... Et quia difficilior est
antecedentium et quorundam sequentium librorum Euclidis, ideo ipsum
decimum librum glosare incepi, reducens intellectum ipsius ad
numerum, qui in eo per lineas et superficies demonstratur.
Ambedue queste opere sono menzionate nella
Praticha
d'arismetrica contenuta nel codice Palatino 573 della Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze:
Chonpuose Lionardo molti libbri di nostra scientia, fra' quali furon
questi de'quali ho cognitione, cio
è
: e' Libro di merchanti detto di minor guisa, e' Libro de' fiori, el
Libro de' numeri quadrati, e' Libro sopra il 10o
d'Euclide, e' Libro di Praticha di geometria, el libro di Praticha
d'arismetricha del quale io
ò
chavato quello che al presente voglio scrivere.
L'esistenza di questi trattati sembra dunque certa, anche se
sorprende il fatto che del
Liber minoris guise, che
certamente doveva essere di lettura pi
ù
agevole e di maggior diffusione rispetto al
Liber Abaci, non
si sia rinvenuta a tutt'oggi nessuna copia.
- 1Che però potrebbe essere il 1201
se la data fosse more pisano.
- 2Questo è un terminus
post quem per la morte di Leonardo.
- 3Liber Abbaci, (1.7-8).
- 4Vedi W. Stürner
, Federico II e l'apogeo dell'impero, trad. ital.
a cura di A. A. Velardi, Salerno, Roma 2009, p. 787, nota 79:
“Federico non fu mai a Pisa prima del 1226 e in seguito ci
ritornò solo alla fine del dicembre 1239”.
- 5I manoscritti della Pratica
Geometrie recano chi l'una chi l'altra data. Anche in questo caso,
se la data fosse espressa more pisano, potrebbe trattarsi
del 1219.
- 6In mancanza di meglio, il Magister
Dominicus è stato a volte identificato con un non
meglio conosciuto Dominicus Hispanus, citato
dall'astrologo Guido Bonatti insieme a Michele Scoto. Peraltro
nessun Dominicus figura nei documenti imperiali, dove
invece troviamo il Magister Theodorus a cui Fibonacci
indirizzerà l'Epistola, e quel Johannes Panormitanus
dal cui problema ebbe origine il Liber Quadratorum.
- 7M.
Folkerts, Leonardo Fibonacci's knowledge of Euclid's
Elements and of other mathematical texts, Bollettino di
Storia delle Scienze Matematiche XXIV (2005), pp. 93-113.
- 8Liber Quadratorum, p. 253.
Lo stesso episodio è narrato nel Flos, v. infra.
- 9Per una discussione approfondita della
cronologia delle opere di Leonardo si veda C. Maccagni, Leonardo
Fibonacci e il rinnovamento delle matematiche, Atti del Convegno “L'Italia
ed i paesi mediterranei”, Nistri Lischi e Pacini, Pisa 1988,
pp. 91-115.
- 10Veneranda Biblioteca Ambrosiana,
Milano, E 75 sup.
- 11Flos, in Scritti di
Leonardo Pisano, Vol. II, p. 227.
- 12Flos, p. 227.
- 13Flos, p. 228.
- 14In effetti la stessa equazione si trova
nell'opera di al-Khayyām, che la risolve geometricamente per
mezzo dell'intersezione di una circonferenza e di un'iperbole. Si
veda R. Rashed e B. Vahabzadeh, Al-Khayyām
mathématicien
, Paris, Blanchard, 1999, p. 185.
- 15E.
Giusti, The twelfth chapter, (800)-(814), pp. 176-178.
- 16Abū
Kāmil, Algèbre et analyse diophantienne
. Édition, traduction et commentaire par Roshdi Rashed. De
Gruyter, Berlin-Boston, 2012, p. 674: “Si on dit : trois
individus ont distribué un bien entre eux, la moitié
pour l'un, le tiers pour le second, et le sixième pour le
troisième. Puis celui qui a eu la moitié a rendu la
moitié de ce qu'il a acquis, celui qui a acquis le tiers a
rendu le tiers de ce qu'il a acquis, et celui qui a eu le sixième
a rendu le sixième de ce qu'il a acquis. Puis ils ont partagé
ce qu'ils ont rendu en trois parties et chacun a pris ce qui lui
est dû ”.
- 17R.
Rashed, Fibonacci et le prolongement latin des mathématiques
arabes
, Bollettino di Storia delle Scienze matematiche XXIII (2003), pp. 55-73.
- 18Flos, p. 234.
- 19Liber Abbaci, (12.1083-1124) e
(13.180-188).
- 20Almeno fino al 1235 (presa di Viterbo)
i rapporti fra Ranieri e Federico sono (o sembrano) buoni. La
rottura definitiva avviene nel 1239 con la scomunica di Federico e
la Bolla “Ascendit de mare” del 1o luglio
1239, in un testo indirizzato a tutti gli arcivescovi, i vescovi e
i re della cristianità, nella quale Gregorio IX associa la
bestia del XIII capitolo dell'Apocalisse a Federico II.
- 21Epistola ad Magistrum
Theodorum, in Scritti di Leonardo Pisano, Vol. II,
p. 247.
- 22Epistola, p. 251.
- 23Liber Abbaci, (11.84).
- 24Flos, p. 228.
- 25Vedi R. Franci, Leonardo
Pisano e la trattatistica dell'abaco in Italia nei secoli XIV e
XVI, «Bollettino di storia delle scienze matematiche»,
23 (2003), p. 52.